Presentazione

Alberto, il Gianni e l'Ughino, al secolo Alberto S., Carlo G. e Paolo U., sono i protagonisti del viaggio qui narrato da C.G. La vicenda ha luogo nel Sud d'Italia dopo che i nostri sono usciti dal faticoso incubo dell'esame di abilitazione.
Sono tre neoragionieri che, insieme, assaporano d'un tratto la libertà, come, insieme, avevano sopportato i lunghi giorni della scuola e l'intenso sforzo finale. Sfogano l'esuberante entusiasmo, a lungo represso, sforzandosi di giocare ai turisti, senza, però, troppa convinzione. Malgrado la buona volontà, infatti, il ripetersi pressappoco uguale dei giorni e quel qualcosa di nuovo che tarda a manifestarsi fanno affrettare il rientro. Il programma non viene rispettato appieno; qualche tappa saltata e qualche giorno d'anticipo lasciano intravedere, al di là delle naturali variazioni, la ricerca infruttuosa d'una pacata tranquillità. Ciascuno spera di trovare più avanti o più tardi, forse a casa, quel riposo e quella soddisfazione ancora non incontrati.
Solo a tratti la realtà si avvicina ai disegni inconsciamente premeditati: allora lo svago si fa avventura. Forse l'unico vero avvenimento del viaggio è un estroso "corteggiamento" verso alcune ragazze australiane. E' un momento che intensifica il vivere e lo eleva al di sopra della soglia del vegetare. E' anche una delle poche volte in cui, usciti dal passivo ruolo di spettatori, si sono fatti autentici protagonisti e fautori della vicenda.
Ma questo strano stato d'inquietudine che dà il viaggiare, come del resto ogni altra attività che porti a contatto della natura e della gente, risulta estremamente positivo. La coscienza di poter andare oltre, di ripetere esperienze piacevoli, di scoprirne delle nuove, di aver lasciato incompiuto qualcosa, rintuzza l'appagamento e lievita la smania di riprendere il più presto possibile la strada. Si ripeterà, difatti, l'anno dopo una simile esperienza, malgrado l'assenza d'uno dei componenti l'equipaggio - occupato, in realtà, con una più cospicua compagnia -. Di tale gita manca tuttavia una documentazione scritta: una più raffinata tecnica e una più idonea attrezzatura fotografica e, forse, l'allora ancora incompiuto presente lavoro, hanno fatto propendere il Nostro verso una documentazione di carattere eminentemente visivo. Ma sia il fotografare che lo scrivere null'altro sono se non l'espressione del soddisfacimento d'un particolare bisogno.
Si presenta, a chi viaggia e si trova ad esperienze nuove ed intense, quel soffuso stato d'insoddisfazione che accompagna ora momenti di commozione, ora d'entusiasmo e d'allegria. Tuttavia non è immediatamente chiaro cosa possa sopperire a tale necessità, cosa possa placare questa ansietà che finisce per distrarre ed impedire un appagamento completo. Una risposta può essere certamente la fotografia, un'altra lo scrivere. Ma ogni mezzo espressivo porterà problemi di ordine tecnico e ancora l'inevitabile disappunto per non poter rendere concretamente la realtà dell'emozione vissuta.
C'è da chiedersi a questo punto il perché di questa necessità ed insieme il perché di questo resoconto di viaggio. Neppure l'autore, probabilmente, si è dato una convincente spiegazione. Ha semplicemente risposto al suo elementare bisogno di fissare, nel tempo, un'esperienza a ragione ritenuta notevole. Ma è inevitabile che indirizzi tale scritto anche ad altri, per soddisfare, ancora una volta, una propria necessità, quella cioè di comunicare e partecipare l'emozione e l'entusiasmo. E' questa una problematica assai complessa che io ritengo sia alla base di molte complesse manifestazioni e che giustifica ogni attività documentaristica, ogni forma d'arte, ogni espressione umana. Il contagio che queste pagine sprigionano verso quel determinato tipo di vita è indiscutibile, perché la voglia di uscire dal quotidiano grigiume cittadino è esperienza comune. Ed è soltanto sulla comune esperienza che si può reggere la comunicazione.
Per C.G, costituisce inoltre un utile punto fisso da cui ripartire e cominciare da capo per migliorare le proprie possibilità. E' un incentivo a quell'appetitoso lavoro d'organizzazione e programmazione che risulta esser parte affatto soddisfacente d'ogni nuova spedizione.

Firenze, 13 maggio 1972

F.B.